Intervista a Guido Sardella, membro del consiglio direttivo di Io non ho paura del lupo aps
Guido Sardella, socia e membro del Consiglio Direttivo di Io non ho paura del lupo APS.
Come è iniziata la tua esperienza con i lupi? Perché proprio questa specie?
Tre momenti: nel 1989 ho udito, scendendo la sera con un amico da una sessione di fotografia al tramonto da una cima appenninica qui vicino, il M. Gottero al confine tra Parma, La Spezia e Massa Carrara, un concerto di ululati, il mio primo contatto, anche se l’amico sosteneva che fossero i cani di un vicino nucleo rurale. Nel 1994 ho partecipato a transetti di ricerca sul crinale parmense legati ad una indagine del professor Francisci, dell’Università di Roma, e lì ho trovato le miei prime tracce e marcature. E infine il 21 aprile 2011 nel corso di un monitoraggio degli uccelli nidificanti nella Riserva dei Ghirardi ho visto il mio primo lupo, in pieno giorno, attraversare un prato nel campo del mio cannocchiale. Non sono un fanatico dei lupi, ma è stata una esperienza elettrizzante, col classico rizzarsi dei peli sulla schiena.
Il perché, beh, mi prendo cura dell’area protetta dei Ghirardi dal 1983, dal 1994 in seno al WWF, dal 2010 come coordinatore, il lupo dal suo ritorno in valle e poi entro i confini dell’Oasi, poi Riserva Regionale, è diventato, mio malgrado, un elemento fondamentale della mia occupazione. Mio malgrado perché non ho un’ossessione particolare per questa specie, come già accennato, sono appassionato di orchidee, uccelli, anfibi e farfalle, e il mammifero che davvero vorrei poter vedere ritornare è la lontra, la cui presenza ho sfiorato quando ero un bambino, prima della sua estinzione locale, e che per fortuna si è insediata da poco sul versante opposto appenninico, dando speranza per una sua prossima ricomparsa. Diciamo che il mio rapporto col lupo è molto di testa e poco di pancia.
Fare parte del Consiglio Direttivo di un’associazione come Io non ho paura del lupo, che promuove la conservazione della specie in Italia e in Europa è una grande soddisfazione ma anche una grande sfida: vuoi raccontare un po’ cosa vuol dire per te?
Abbiamo fondato l’associazione per un problema specifico, contrastare una campagna “anti-lupo” a livello locale; oggi vedere come in dieci anni siamo diventati un riferimento a livello nazionale e sopratutto le decine migliaia di contatti su internet ma anche nella vita reale a cui parlare in maniera corretta della vita del lupo e di coesistenza tra vita selvatica e mondo degli umani è una enorme soddisfazione e anche se non posso dire che non avevo previsto che sarebbe potuto succedere, il fatto che sia avvenuto davvero desta meraviglia.
Sei il responsabile e coordinatore della Riserva Naturale Regionale Oasi WWF dei Ghirardi: che ruolo ha il predatore all’interno della Riserva? E com’è vista la sua presenza all’interno di essa?
Il ruolo del lupo in Riserva è lo stesso che ovunque: un controllore delle popolazioni di erbivori, che esercita in maniera modesta mediante la predazione effettiva, ed enorme creando il cosiddetto “paesaggio della paura”, costringendo gli erbivori a muoversi di continuo, senza concentrarsi in particolari ambiti e riducendo tantissimo l’impatto degli stessi sulla vegetazione e, di conseguenza, la piccola fauna legata ai fiori, come impollinatori, fitofagi e loro predatori, ad esempio ragni e libellule. L’area è piccola e abitata da pochissime persone, quindi non c’è stato per ora nessun problema dal punto di vista della presenza del lupo.
La presenza del lupo in Italia è in costante mutamento, e lo status della specie in Europa ha subito importanti aggiornamenti. Come pensi che si evolverà questa storia?
L’evoluzione è sotto i nostri occhi, i paesi che nel passato non hanno saputo conservare il lupo, una volta di nuovo trovatisi ad ospitarlo hanno iniziato una campagna per riuscire a ridurne lo status di protezione, nella smania di averne un completo controllo, aiutate da frange retrograde dei paesi mediterranei, il nostro per primo. Quello che non riescono a prendere in considerazione è che l’Europa oggi non è quella di centocinquanta anni fa: la popolazione è concentrata nelle città, le campagne e le montagne sono quasi deserte, le foreste si allargano e i lupi comunque hanno spazio dove nascondersi. Di fatto, quello che è stato ottenuto è il diritto a vendette legali, che si aggiungono al bracconaggio, agli incidenti con i veicoli, al veleno e alle trappole che già incidono sulla popolazione, senza fortunatamente impedirne l’espansione.
Coesistenza: è possibile?
Si. Con le storie che raccontiamo mostriamo già che ci sono moltissimi allevatori che coesistono, a volte a fatica, a volte senza problemi, riconoscendo che il lupo è una delle forze con cui devono confrontarsi, come le malattie, la siccità o le alluvioni, i lacci e laccioli burocratici, gli alti e bassi del mercato, le mode alimentari… dico sempre che nessun allevatore od hobbista che tiene le galline confida sulla caccia alla volpe per proteggerle, ma si affida ad un pollaio robusto in cui rinchiuderle di notte e sa che prima o poi qualcuna sparisce, e lo mette in conto… per il lupo è la stessa identica cosa, e chi in Italia centrale ha sempre convissuto con il lupo ragiona allo stesso modo. Qui in Appennino settentrionale mi sembra che ci si stia rapidamente adeguando a questo pensiero, le Alpi sembrano resistere di più… ma confido che anche lì si renderanno conto che non c’è altra soluzione che adottare sistemi di difesa, e uccidere i lupi non serve, quando non è addirittura controproducente.
Che raccomandazioni daresti a chi convive in un’area abitata da lupi, o a chi lavora a stretto contatto con il lupo?
Io darei più raccomandazioni sulle zecche, che sono un pericolo reale e troppo sottovalutato. Il lupo è un fantasma che moltissimi temono ma con cui non avranno mai a che fare nella vita. Comunque, i consigli sono ben noti: evitare di lasciare fonti alimentari a disposizione vicino a casa, che siano avanzi o cibo per cani e gatti, di notte tenere i gatti e cani in casa o luoghi chiusi sicuri. Tenere presente che questo non si deve fare solo per i lupi, ma anche per evitare l’assuefazione all’uomo di altri carnivori, sciacalli, tassi, volpi. C’è un problema di mancanza di consapevolezza dei danni che si fa agli animali selvatici stessi inducendoli, per ignoranza o volutamente, ad avvicinarsi alle case, ancora c’è chi cerca di dare cibo alla volpe per magari scattarsi il selfie. Assurdo.
Lo stesso vale per gli animali da reddito, ci vogliono recinti alti ed elettrificati, stalle chiuse, pascolo controllato da cani da difesa e presenza umana.
Descrivi il lupo con tre parole.
Non esiste IL lupo, è una delle specie più simili a noi, esistono I lupi, con spiccati comportamenti individuali. Con tre parole puoi descrivere una specie di formica, non il lupo. Contribuirei anche io a creare quell’immagine falsa di lupo che oggi hanno in tanti, demonio cattivissimo per molti cacciatori e allevatori, puccioso pelosetto per alcuni animalisti. Demistificare il lupo è uno dei compiti che abbiamo come Io Non Ho Paura Del Lupo.
Mistificazione e conflitto: come pensi sia corretto vedere i lupi italici oggi?
Come una specie “keystone”, chiave, per l’ecosistema, regolatore delle popolazioni di ungulati selvatici che con cinghiale e cervo possono essere di grande impatto su territori agricoli e boschivi, e in discesa, ad esempio, sugli impollinatori da cui dipendono parte importante delle nostre produzioni agricole e quindi nostro cibo. Andrebbe visto anche nelle sue specificità comportamentali, ben studiate, nei suoi processi di dispersione e di reazione alla distruzione del branco… ci vorrebbe molta più scienza e molte meno favole. Ma direi che la scienza se la passa male a livello mondiale, al momento. Spero sia solo, davvero, un momento e che le fasce sane della popolazione reagiscano.
Quali sono le più grandi minacce per il lupo italico?
Politica e amministrazione (partiti, associazioni agricole) volte solo alla ricerca di assenso, intransigenza animalista, voracità venatoria, bracconaggio, traffico, consumo di suolo, “amicazioni” da parte di persone forse animate da buone intenzioni, forse solo in cerca di gloria sui social, giornalismo incompetente. Le minacce sono tante, alcune nuove, legate all’avvicinarsi del lupo alle case e al mondo urbano, altre sono le stesse da decenni. La specie lupo negli ultimi 50 anni se la è sempre cavata molto bene, e penso che risolvere queste minacce sia in primo luogo un migliorare noi e la nostra società.
Vuoi aggiungere qualcosa?
Stiamo lavorando tantissimo per far conoscere il lupo agli adulti e ai bambini, abbiamo incontrato più di 6.000 studenti lo scorso anno, abbiamo decine di migliaia di contatti che seguono il nostro racconto sui social, centinaia di persone che partecipano alle nostre iniziative sul campo. Dobbiamo fare molto di più, e per mantenere la nostra indipendenza non chiediamo e non riceviamo soldi pubblici. Dipendiamo quindi dalle vostre donazioni. Aiutateci, e scoprite come farlo su iononhopauradellupo.it

