Non è facile raccontare la dieta di un predatore generalista. Nonostante il lupo si sia evoluto e specializzato nel predare grandi ungulati selvatici, come cinghiali e cervi, la diversità degli ambienti in cui vive hanno forzato nuovi adattamenti trofici per sopravvivere.
Dalle nutrie in pianura, ai pesci morti sulle spiagge, al cibo per cani e gatti nei giardini delle abitazioni.
Il lupo è un predatore generalista, in grado di alimentarsi delle fonti trofiche più disparate. In questo grafico sono riportati simbolicamente alcuni degli alimenti principali di questa specie in Italia. Grafico Sarah Droghei - Gianluca Damiani ©
In Italia la dieta del lupo include principalmente ungulati selvatici, come cinghiali, cervi, daini, camosci e caprioli. Le strategie di caccia del lupo si sono evolute a scala locale, per predare direttamente ciò che localmente è più abbondante.
Sebbene il lupo sia un predatore generalista, sono evidenti preferenze individuali e talvolta i singoli branchi possono specializzarsi sulla preda più abbondante o più semplice da catturare in un determinato ambiente.
Gli ungulati selvatici, seppur abbondanti, richiedono degli sforzi di predazione non trascurabili. Che portano spesso il lupo a preferire carcasse di animali già morti o ungulati domestici. In alcune aree degli Appennini, è stata trovata una relazione inversamente proporzionale tra il numero di ungulati selvatici e ungulati domestici nella dieta dei lupi.
All’aumentare di vacche, pecore e cavalli nella dieta, gli ungulati selvatici diminuivano. Ciò ci dimostra quanto il lupo sia adattabile e conferma le marcate preferenze individuali di un predatore opportunista che preferisce di gran lunga una preda facile, anziché un lungo inseguimento estenuante.
Il processo di domesticazione ha portato all’assenza di strategie anti-predatorie efficaci negli ungulati domestici, e ha reso gli animali da allevamento più vulnerabili agli attacchi dei lupi, sia a livello fisico che comportamentale, rispetto agli antenati selvatici.
Due giovani lupi si alimentano della carcassa di un vitello. Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, febbraio 2022. Foto Gianluca Damiani ©
L’azione predatoria del lupo non sempre può regolare le popolazioni delle prede mantenendole a bassa densità, ma sicuramente può renderle più mobili. La presenza di un predatore all’interno di un ecosistema introduce nelle prede il concetto di “paura”, descritto anche come “landscape of fear”.
Questa paura di essere costantemente predati rende le prede molto mobili e vigili, portando le grandi masse di individui a spostarsi con maggiore frequenza. In un certo senso, in questo modo i lupi modificano il paesaggio.
Con l’arrivo dei lupi, le mandrie di ungulati sono costrette a muoversi e a spostarsi, rendendo più omogeneo il pascolo sulle praterie.
Tuttavia, la dieta dei lupi non comprende solamente grandi prede. Dal punto di vista ecologico, un predatore generalista è in grado di adattarsi ad una gran vastità di fonti di cibo. Nel caso dei lupi italici, piccole prede come roditori, lepri, nutrie, grossi uccelli e perfino rettili e invertebrati possono integrare una buona parte della dieta di un branco, ma soprattutto di individui isolati in dispersione, non in grado di abbattere prede di grandi dimensioni.
In alcune aree umide in pianura, ad esempio, la dieta dei lupi è composta quasi esclusivamente da nutrie tanto da aiutare a ridurre la popolazione di una specie aliena invasiva a livello locale.
Le carcasse di grossi animali sono una fonte alimentare importante per molti branchi di lupi e individui solitari. Soprattutto in inverno, i lupi tendono a visitare regolarmente allevamenti di bestiame in cerca di carcasse mostrando in alcuni casi spostamenti ciclici e periodici: ad intervalli regolari, i lupi possono tornare a visitare le stalle e gli allevamenti in cerca di nuove carcasse.
Questa fonte alimentare, seppur non di altissima qualità come delle prede fresche, può rappresentare oltre l’80% della dieta di alcuni branchi di lupi, in aree ad alta densità di allevamenti zootecnici. Anche le carcasse di animali selvatici, investiti o morti per cause naturali, possono essere una fonte preziosa di alimentazione per i lupi.
Se vuoi saperne di più sul ruolo delle carcasse di bestiame nell’alimentazione del lupo e sul rapporto tra lupi e attività zootecniche puoi visitare la sezione “Convivenza”.
Nonostante il lupo sia un carnivoro, nella sua dieta non c’è solo carne. In alcuni periodi dell’anno bacche e frutta possono far parte della dieta dei lupi, soprattutto dei giovani al primo anno di vita.
A partire dalla tarda estate e per l’autunno, non è raro che i cuccioli si alimentino di more, ramno, bacche di ginepro, mele e perfino uva.
Occasionalmente, ma sempre più spesso, si osservano lupi in alimentazione su rifiuti di origine antropica. La spazzatura incustodita all’interno di piccoli paesi e alla periferia di grandi città rappresenta un grande attrattivo per lupi solitari o in difficoltà.
I rifiuti, in alcuni casi, possono essere la principale fonte alimentare di specie opportuniste, come volpi e cinghiali. Analogamente, anche lupi solitari in aree periurbane e rurali, non in grado di cacciare grandi prede, sono attratti da queste nuove fonti alimentari.
Il condizionamento di animali selvatici alla presenza di cibo fornito dall’uomo non è mai positivo. I lupi attratti dai rifiuti non solo rischiano di finire vittime di incidenti stradali e bracconaggio, esponendosi maggiormente agli incontri con l’uomo, ma possono anche perdere progressivamente la paura nei confronti degli umani.
In quest’ultimo caso, le conseguenze non sono mai buone. Inoltre, la frequentazione di aree urbane in cerca di rifiuti, potrebbe aumentare il rischio di incontro con cani e gatti domestici, e a possibili predazioni su animali d’affezione.
Questo fenomeno è sempre più in aumento in Italia, a causa dell’aumento di lupi in aree periurbane e rurali, e alla noncuranza di proprietari di cani e gatti, lasciati spesso incustoditi anche durante la notte. Se vuoi sapere di più su questo argomento, puoi visitare la sezione “Conservazione”.
Tre lupi si alimentano di arvicole nella neve. Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Marzo, 2017. Foto Gianluca Damiani ©
Nella maggior parte dell’areale italiano la preda elettiva del lupo è il cinghiale. Questo probabilmente deriva dalla lunga coabitazione delle due specie e dalle tecniche di caccia del lupo in Italia, evolutesi per predare prede come il cinghiale.
Gli individui giovani o debilitati sono sempre predati con maggior facilità rispetto ad adulti in salute.
La necessità alimentare del lupo può variare molto a seconda dello status sociale, della stagione e dello stato di salute. Una coppia di lupi, in media, si alimenta su un cervo per circa due/quattro giorni.
Una carcassa di un cavallo o di una vacca invece, può sfamare un branco numeroso di lupi per quasi una settimana. Un lupo adulto può ingerire circa 5 kg di carne al giorno, e può rimanere a digiuno per oltre due settimane.