Le vostre storie

Di Davide Otta

Eravamo tornati da qualche giorno da una bella vacanza in Abruzzo, dove per circa dieci giorni siamo stati immersi tra le verdi foreste che solcano i dolci versanti degli Appennini. L’obiettivo principale della vacanza era osservare l’orso bruno marsicano: nonostante i circa 250km percorsi a piedi, però, non ci siamo riusciti, e ci siamo accontentati dei suoi segni di presenza.

Rientrati a casa si prospettava per me un nuovo inizio, una vera e propria svolta lavorativa, che sul lungo tempo mi porterà moltissimi benefici, avendo più tempo per fare ciò che mi piace. Passato qualche giorno dal mio rientro, mi si presenta finalmente l’occasione per fare un’uscita fotografica al tramonto. Da qualche settimana ormai non frequentavo la zona d’interesse ed ero curioso di cosa fosse successo in mia assenza.

Mi apposto tra le pietre, in attesa che qualche animale si avvicini al piccolo specchio d’acqua per bere o rinfrescarsi. Al momento gli unici a tenermi compagnia sono i simpatici gruccioni, e ogni tanto anche il sole sbuca da dietro la nuvola e mi cuoce la schiena. Decido allora di spostarmi più avanti, all’ombra di alcuni piccoli alberelli che crescono lungo un piccolo rigagnolo. Ora con i piedi in acqua si sta proprio bene.

Una femmina di capriolo sul greto del fiume. Foto Davide Otta ©.
Una femmina di capriolo sul greto del fiume. Foto Davide Otta ©.

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Passati diversi minuti, sbuca davanti a me una femmina di capriolo, che persa nei suoi pensieri mangia dei germogli mentre passo dopo passo si avvicina. Coperto dal rumore dell’acqua e grazie allo scatto silenzioso riesco a far sì che si avvicini moltissimo, giusto qualche metro: poi ovviamente mi nota e si allontana nella boscaglia. Che momento simpatico.

Ritratto di capriolo. Foto Davide Otta ©.
Ritratto di capriolo. Foto Davide Otta ©.

Mentre riguardo le foto sento poi un frastuono, vedo il capriolo allontanarsi spaventato mentre una sagoma più piccola si avvicina a me. Esce dai cespugli e rimango  a bocca aperta: un giovane lupo! Scatto subito più foto che posso, il giovane sembra spaventato e, anche se sarà al massimo a 30 metri, non si accorge di nulla e dopo poco torna nel fitto del bosco.   Aspetto qualche minuto e decido di andare via, per evitare di lasciare troppi odori umani e per non essere visto da altri esemplari. Sembra tutto perfetto, ed infatti sono felicissimo, sognavo un incontro così da tanto tempo.

Giovane lupo. Foto Davide Otta ©.
Giovane lupo. Foto Davide Otta ©.

Sul far della sera del giorno seguente, mi appresto a tornare nel posto magico, accompagnato da chi dei lupi ne ha fatto un lavoro. L’obiettivo è posizionare alcuni strumenti che possano permettere di studiare il comportamento di questi animali elusivi in un contesto non montano come questo. Dopo aver raggiunto la zona, decidiamo di posizionare lo strumento sull’unico albero, degno di essere chiamato albero, non lontano dal punto in cui gironzolava il giovane la sera prima. Siamo tutti contenti, ci sono molte impronte nella sabbia, sembra tutto perfetto, ancora qualche passo…

C’è un lupo. Disteso a terra. Privo di vita. E’ un adulto. Increduli ci avviciniamo e scopriamo che la mal capitata è la femmina riproduttiva del branco. Col ventre ormai gonfio e senza segni particolari sul corpo, la sua morte inaspettata ci fa storcere il naso e pensiamo subito al peggio: il veleno. Con questo avvistamento, capisco il reale motivo per cui il cucciolo il giorno prima fosse spaventato. Quella che sembrava una serata fresca e tranquilla si trasforma in pochi istanti in un inferno, mille telefonate, ipotesi, sospetti.

La carcassa della lupa, uccisa dal veleno. Foto Davide Otta ©.
La carcassa della lupa, uccisa dal veleno. Foto Davide Otta ©.

Nel nostro piccolo non possiamo fare molto, se non facilitare le operazioni di recupero dell’animale. Sta diventando buio e attraversare l’acqua potrebbe essere la scelta giusta. Prendiamo quindi il corpo dell’animale e dopo aver fatto qualche centinaio di metri siamo nel punto in cui verrà recuperata. La lupa è bellissima, in piena forma, con una manto estivo fantastico. L’animale verrà poi sottoposto ad una necroscopia, che confermerà l’ipotesi del veleno. Quanta rabbia, quanta delusione nel sapere che là fuori c’è della gente così piccola, così ignorante, che pensa di essere l’unica specie sul pianeta, che non si domanda mai se la propria azione possa avere ripercussioni sull’ambiente.

Nel mio piccolo cerco di condividere immagini di animali selvatici per far vedere quanto bello e vario sia l’ambiente in cui vivo e viviamo tutti, ma a questo giro è giusto che venga messo in luce anche il lato oscuro. Un mondo perfetto non ci sarà mai, ma se ancora oggi non siamo in grado di convivere con gli animali e con gli ambienti che ci circondano, dove pensiamo di andare? Come possiamo pensare di sentirci parte del pianeta? Veramente anche il più piccolo gesto può facilitare il cambiamento, può incentivare altri a fare del bene all’ambiente.  Rispettiamo tutti gli animali, dalle prede ai predatori, dai ragni agli anfibi, se siamo qui, non è un caso.

Autore

Davide Otta

Fotografo naturalista

Instagram

https://www.storiedilupi.com

https://www.seventile.it

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1 commento

  1. Possiamo definirci esseri umani?
    Sento cose abominevoli, ignoranza, egoismo, stupidità, cattiveria. Le bestiole sono le vittime, noi i carnefici.
    Li obblighiamo alla fame e ad avvicinarsi a noi, ma loro cercano solo di sopravvivere alla distruzione che abbiamo causato..poi li uccidiamo, per proteggerci dicono, per gioco, per caccia ludica, per pura cattiveria.
    Ti criticano se hai queste idee..ma come diceva il grade Fabrizio De Andrè..Anche sei voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti.
    Mi piacerebbe prendermi cura degli animali, ma purtroppo sono solo una psicologa e non ho la preparazione per poterli aiutare. La vita è così complicata e non sempre la strada che pensavi fosse adatta a te si rivela quella giusta. Grazie a tutti Voi.
    Alessia

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