Mia Canestrini
Zoologa e divulgatrice scientifica

Intervista a Mia Canestrini Zoologa e divulgatrice scientifica

Come è iniziata la tua esperienza con i lupi? Perché proprio questa specie?

La mia esperienza con i lupi è iniziata all’Università, quando si è palesata la possibilità di svolgere la tesi di laurea magistrale nell’ambito di un progetto regionale sul monitoraggio genetico dei lupi del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi. Il professore che mi avrebbe seguita era anche direttore del laboratorio di Genetica di ISPRA (Ettore Randi) e ai tempi insegnava proprio genetica applicata alla conservazione delle popolazioni animali. Un ambito di studio affascinante, che per di più mi avrebbe permesso di monitorare su campo i lupi di un luogo che mi è molto caro: alle Foreste casentinesi non ho solo casa, ma parte delle mie radici famigliari. Ho così iniziato a occuparmi di lupi attraverso il mio progetto di tesi di laurea, trascorrendo un anno a raccogliere campioni nel parco nazionale e un anno ad analizzarli in laboratorio. I lupi avevano sempre fatto parte dei racconti della mia famiglia. I miei nonni e i miei bisnonni erano stati allevatori di bestiame, mentre mio padre da appassionato escursionista non dimenticava mai il binocolo, e proprio quel binocolo quando aveva solo 13 anni gli permise di vedere i suoi primi lupi. Degli esemplari che poté osservare un paio erano neri. Un segno del destino, perché 10 anni dopo, nei miei studi di genetica, sarebbero stati proprio i lupi neri l’oggetto di maggiore attenzione. I lupi sono gli unici animali sulla Terra ad aver stretto un legame fraterno con l’uomo, attraverso un processo noto come autodomesticazione e poi successivamente di domesticazione. Il cane non è altro che un lupo domestico, e questo esercita su di me un fascino incredibile.

 

Zoologa, autrice e divulgatrice: la comunicazione è fondamentale per la conservazione. Vuoi raccontare il tuo punto di vista?

La comunicazione è tutto, ma spesso non riesce a spogliarsi dei tecnicismi, oppure tende a polarizzare il pubblico. Molto spesso in ambito scientifico è portata avanti da divulgatori che non hanno fatto un giorno di campo, e parlano solo per ciò che hanno letto, a volte sull’onda di crociate personali dettate dalla loro sensibilità. Credo che soprattutto in questo momento storico, in cui la nostra specie sta vivendo un incremento demografico inarrestabile e le altre specie sono poste di fronte a sfide crescenti per sopravvivere e sopravviverci, sia necessario adottare una comunicazione oggettiva e super partes. Polarismi, sentimentalismi ecologici, idealismi, andrebbero contenuti a favore di un’analisi più razionale e lucida della realtà, il cui obiettivo dovrebbe essere una coesistenza reale tra specie umana e specie animali, fatta anche di compromessi. Questa capacità di analisi è propria di chi ha lavorato davvero come conservazionista, manca totalmente a chi non si è mai dovuto interfacciare con la realtà delle cose.

 

Social e conservazione: spesso sugli spzi digitali assistiamo alla diffusione di fake news, soprattutto su temi così controversi, ma possono essere anche uno strumento efficace per la divulgazione scientifica e la sensibilizzazione. Come pensi che i social possano influenzare la conservazione del lupo?

I social media sono diventati il principale mezzo di diffusione e reperimento delle notizie e delle informazioni. Il loro ruolo è purtroppo imprescindibile se vogliamo sensibilizzare le persone sulla crisi di biodiversità, la coesistenza o i cambiamenti climatici. Anche per il lupo questo ruolo informativo non viene meno: con il supporto delle immagini e dei video si può puntare a una comunicazione davvero chiara ed efficace. Purtroppo, anche qui vedo prese di posizione a volte polarizzanti, che creano solo schieramenti virtuali senza che ci sia un approccio propositivo e costruttivo ai problemi reali che il ritorno del lupo pone.

 

La presenza del lupo in Italia è in costante mutamento, e lo status della specie in Europa ha subito importanti aggiornamenti. Come pensi che si evolverà questa storia?

Penso che in futuro verranno concessi abbattimenti mirati (esemplari pericolosi per l’incolumità di persone o animali domestici d’affezione, oppure situazioni di convivenza impossibile tra alcune forme di allevamento – come il pascolo semibrado – e presenza della specie). Non credo arriveremo ad una vera e propria forma di prelievo venatorio, con quote di abbattimento stagionali come per altre specie.

 

Che raccomandazioni daresti a chi convive in un’area abitata da lupi, o a chi lavora a stretto contatto con il lupo?

Di informarsi correttamente sulle misure da adottare per non incorrere in nessun tipo di incidente: da come prevenire gli attacchi al bestiame a come evitare di attrarre i lupi intorno a casa. Ormai le risorse sono disponibili ovunque in rete, nessuno può dire “non lo sapevo” ma occorre comunque essere “pazienti”: abbiamo tutti molto di cui doverci occupare e preoccupare, chi sa condivida e cerchi di aiutare 😊

 

Descrivi il lupo con tre parole.

Compagno, intelligente, tenace

 

Coesistenza: è possibile?

Certo che è possibile, ma non come in un film di Walt Disney in cui tutti alla fine sono amici e i cattivi muoiono. Come dicevo poche righe fa, la coesistenza è assolutamente possibile ma è fatta di compromessi da un lato e dall’altro. Quello che sta alla base della coesistenza è il rispetto: degli altri, in primis, e poi dei lupi. Viceversa, ci sono e ci saranno esemplari in grado di creare problemi importanti. Dovremo accettare il compromesso di non lasciare liberi i cani la sera, ma anche che un lupo che attacca cani e persone venga catturato o abbattuto. Questo se siamo coscienti di vivere in un mondo in cui le interazioni tra specie umana e animali selvatici saranno sempre più frequenti e conflittuali, a causa del nostro aumento esponenziale e del nostro impatto sugli ecosistemi. Sarebbe una coesistenza più facile nel tempo se dessimo una tregua al pianeta con campagne di riduzione delle nascite, ma quando lo dico sembra che di colpo nessuno sia più ambientalista.

 

Mistificazione e conflitto: come pensi sia corretto vedere i lupi italici oggi?

Come un predatore che grazie all’intervento giuridico dell’uomo ha invertito la rotta verso l’estinzione (sempre causata – ovviamente – dall’intervento dell’uomo) e oggi prospera in gran parte della penisola. Abbiamo un incredibile e a quanto pare irrisolvibile problema di bracconaggio, che però ad oggi non è riuscito ad arrestare la crescita demografia e la diffusione della specie. I lupi sono animali con molte risorse e lo stanno dimostrando colonizzando aree di pianura, periferie urbane e coste. A differenza di dieci anni fa oggi le persone mi sembrano più informate e consapevoli, e lo sono in modo più obiettivo e meno emotivo. La diffusione del lupo e soprattutto la sua capacità di adattamento lo renderanno probabilmente un animale sempre più comune e meno straordinario, e questo potrebbe riequilibrare le polarizzazioni e portarci tutti verso la sua conservazione futura con uno spirito meno conflittuale e più pragmatico.

 

Quali sono le più grandi minacce per il lupo italico?

Ad oggi sicuramente il modo in cui se ne parla. I claim da campagna elettorale, che si tratti di televisione, comizio o social media, non sono utili. Incensare il lupo non lo aiuta tanto quanto demonizzarlo. La polarizzazione del dibattito sul suo ritorno e la sua conservazione porta solo a un incremento dei conflitti e del bracconaggio.

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