Testo e illustrazione: Riccardo Cicala
Ciò che spinge a muoversi, nel mondo, è spesso un sentimento di irrequietezza: di natura, forse, non è possibile semplicemente accettare e basta ciò che si crede di vedere con gli occhi: si ha la necessità di scavare oltre l’immagine e di scoprire se quel che non ha una forma corrisponda a ciò che si sviluppa nell’immaginazione e nel sogno. Questo processo non è che un viaggio senza fine, poiché la scoperta di qualcosa di nuovo è poi un portale verso verso un’altra scoperta.
Ne La valle dei lupi l’irrequietezza e la scoperta dell’ignoto sono moti continui e centrali di una storia lunga una vita: il desiderio, ardente e quasi smanioso, di scoprire cosa si celi dietro i cancelli che ci dividono da quella realtà materiale e per noi misteriosa che è la natura. Soprattutto, di poter rendere reale il pensiero, l’immagine sfumata, di chi abita e si muove tra le ombre oscure di quel mondo: i lupi, nelle loro famiglie complesse, che conducono la propria esistenza lì dove le regole sono diverse, lì nella natura della quale si è alla ricerca.
Dentro la mente umana di un giovane ragazzo, quella natura è una dimensione ignota, misteriosa, la cui l’immagine canonicamente accettata non può in alcun modo soddisfare la necessità di scoprirne le geometrie reali e la vita che queste celano. La realtà della natura selvaggia, infatti, non corrisponde all’immagine ideale alla quale culturalmente si fa riferimento: all’interno delle sue fronde e sui crinali di montagna, la vita ha regole precise e diverse, regole materiali e antiche che abbiamo forse dimenticato, ma non scordato: il nostro cuore, infatti, conserva in ricordo primordiale del mistero della natura. E, certe volte, capita che questo ricordo emerga, spingendoci verso la scoperta dell’ignoto, che tanto lontano ci appare ma che, una volta varcata la soglia, adatta il suo volume a noi come un liquido che ha ritrovato la propria ampolla, poiché in questa natura, anche noi, ci siamo nati.
La valle dei lupi è il racconto di come il ritorno alla natura – e, soprattutto, della scoperta di quei fantasmi che la abitano – si impossessi del corpo e della mente, facendo emergere la determinazione e la costanza negli atti di viaggio e ricerca: la fatica, lo studio, la passione a muovere un giovane ragazzo, il quale ha il volto di ognuno di noi, verso l’infinita esistenza dei lupi e i loro boschi. È la storia mitica, tra il sogno e la realtà, tra il diario e la fiaba, di come si accede a un mistero così antico come la vita dei boschi, nel canto dell’ululato.
Storie di lupi costituisce così quell’esperienza potente e immersiva che può svolgersi in una ecologia di parole e immagini che si esprime nelle forme di scrittura e fotografia, capace di trasportare chi vi entra in contatto dentro quel mistero del quale, per natura, siamo in ricerca costante e per il quale partiamo in viaggio verso l’ignoto, il sogno, tornando a essere erranti, guidati dall’ululato.

