Testo e illustrazione: Riccardo Cicala

Essere umani vuol dire, spesso, nascere e crescere nell’urbanità: i confini spazio-temporali di quello che abbiamo creato, edificato, modificato, costituiscono per noi un habitat nel quale non è soltanto la nostra biologia oramai a esprimersi, ma anche e soprattutto la nostra identità, la nostra sfera interiore e ognuno dei suoi moti emotivi, relazionali, comportamentali.

 

Eppure, da umani conserviamo una memoria selvatica: negli istinti, nell’atteggiamento di sopravvivenza e nel sentimento curioso dell’avventura e della scoperta. Queste inclinazioni non possono essere cancellate, tuttavia nel nostro mondo – così arbitrario – rimangono sopite, in uno stato dormiente che ci mantiene inclini a un sistema che talvolta è macchinoso, asettico. La valle dei lupi è la storia di un’esperienza diversa, di un’esperienza di crescita che si svolge su due piani della realtà: uno è quello della realtà degli umani, in cui un giovane ragazzo va a scuola e si forma in mezzo ai propri simili, imparando le regole del suo mondo, camminando su un suolo che per lui è tracciato analogamente a quello della gente come lui; l’altro è il piano della realtà selvaggia, quella degli elementi originari dai quali noi stessi siam venuti fuori, degli alberi e delle montagne, dei fiumi, del sottosuolo… della natura.

 

E cosa vuol dire, quindi, crescere quando la tua vita si divide fra la montagna e i suoi boschi e quella quotidianità cubica fatta di vicoli e palazzi? Esistere fra questi due mondi costituisce un percorso formativo differente, forse più duro – e in cui i dubbi e le domande ancestrali che emergono dalle proprie viscere ampliano lo spazio dell’incertezza – e irto, eppure quel che ne risulta è l’ingresso dentro quella coltre di alberi che è la vita prima e dopo l’umanità; vuol dire avere accesso a quel mondo che è reale per davvero, un mondo dove quel che esiste e si muove lo fa da prima che noi ci alzassimo su due gambe.

 

Nell’esperienza di Storie di lupi, la formazione personale – che è raccontata per iscritto – nello spazio-tempo selvatico, nel raggio dell’ululato, ha un ruolo che è generatore: crescere alla ricerca dei lupi, lontano dalle regole e i ricordi della città, vuol dire intraprendere un percorso nella propria coscienza e affrontare la propria percezione del mondo nella sua totalità – selvatica e umana -; vuol dire solcare terreni aspri e praticare l’attesa e l’attenzione, quasi religiose nei confronti dello svolgersi della vita; significa riflettere su cosa voglia dire essere umani, osservando i lupi e, infine, trarne tanto da poter creare a propria volta l’esperienza per portarla alle persone.

 

La valle dei lupi è il racconto, lucido e al tempo stesso sfumato come un sogno, di una crescita interiore che avviene fuori dal perimetro delle cose umane, a contatto con gli elementi dai quali nelle nostre case ci ripariamo e a un palmo dalle bestie libere e antiche; è il racconto di incontri selvaggi e incontri con altri umani che vivono montagne e boschi.

Tra queste pagine, nell’esperienza di crescita che vi è impressa, si trova l’inizio di una storia che, senza un termine, segue i passi dei lupi portandoli alla gente.

https://www.storiedilupi.com

https://www.seventile.it

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3 commenti

  1. grazie per garci capire tantissime cose sulla vota di questi animali meravigliosi! grazie per la vostra fedizione lavoro e divulgare la verita su questo animale meraviglioso! ancora grazie

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