Il lupo (Canis lupus italicus) è un predatore chiave per l’equilibrio degli ecosistemi naturali. Dopo aver rischiato l’estinzione in Italia nel corso del secolo scorso, ha conosciuto un progressivo ritorno, in particolare nelle aree montane e forestali. Questo recupero, se da un lato rappresenta un successo per la conservazione della biodiversità, dall’altro pone nuove sfide legate alla convivenza con le attività umane, specialmente quelle zootecniche. Per affrontare tali sfide, il monitoraggio tecnico-scientifico della specie è fondamentale.
Il monitoraggio del lupo consente di raccogliere dati indispensabili per la gestione conservativa della specie e per prevenire situazioni di conflitto. Esso serve a stimare la dimensione e la distribuzione della popolazione, valutare lo stato di salute degli individui, analizzare la dieta e i comportamenti ecologici, prevenire e mitigare le interazioni problematiche con l’allevamento e le comunità rurali, e supportare la pianificazione di politiche sostenibili. Un sistema efficace permette di adattare le strategie di conservazione alle dinamiche ecologiche e sociali in continua evoluzione.
Metodi e strumenti
La ricerca si avvale di una combinazione di tecniche dirette e indirette, che forniscono informazioni complementari:
- Tracce e segni: l’analisi di impronte, feci, resti di predazioni e marcature territoriali fornisce indicazioni sulla presenza del lupo, sulla sua dieta e sulla struttura dei branchi.
- Fototrappolaggio: l’uso di fototrappole consente il rilevamento non invasivo degli individui, documentando la presenza, le abitudini e l’attività temporale della specie.
- Analisi genetiche: il DNA estratto da campioni biologici (feci, peli, urine) permette di identificare singoli esemplari, stimare la consistenza della popolazione e monitorare fenomeni di ibridazione o consanguineità.
- Radio-tracking e GPS: alcuni lupi vengono dotati di collari GPS o radio per monitorare con precisione i movimenti, l’home range, i corridoi ecologici e le aree ad alto rischio di conflitto con l’uomo.
Queste metodologie sono impiegate secondo protocolli standardizzati a livello europeo, come quelli previsti dalla Direttiva Habitat (92/43/CEE), garantendo la comparabilità dei dati su scala nazionale e internazionale.
Il coordinamento del monitoraggio
In Italia, il coordinamento del monitoraggio è affidato all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), nell’ambito del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA). Le attività sono svolte in collaborazione con le Regioni, i Parchi Nazionali e Regionali, i Carabinieri Forestali e vari istituti di ricerca.
Tuttavia, l’attività di raccolta dati sul lupo presenta numerose criticità. I conflitti con gli allevatori, legati agli attacchi al bestiame, rappresentano una delle principali fonti di tensione sociale. Le difficoltà logistiche e operative, dovute alla natura remota e impervia degli habitat del lupo, richiedono un impegno costante in termini di risorse e formazione. Inoltre, l’espansione dell’areale della specie verso le aree collinari, pianeggianti e periurbane introduce nuove complessità, tra cui la gestione della percezione pubblica e la sicurezza.
Il monitoraggio del lupo in Italia rappresenta quindi uno strumento imprescindibile per garantire la tutela di una specie simbolo della fauna selvatica nazionale. Grazie a un approccio integrato e scientificamente fondato, è possibile promuovere una gestione responsabile e sostenibile. Il futuro della conservazione del lupo dipenderà dalla nostra capacità di armonizzare la sua presenza con le attività umane, coinvolgendo attivamente le comunità locali e valorizzando il patrimonio naturale che ci circonda.
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