Di Irene Ayuso Jimeno

Era passata la mezzanotte e non riuscivo a dormire. Non riuscivo a credere a ciò che stava accadendo, e ciò che provavo era intensissimo. Eravamo in tenda, immerse in una colonna sonora speciale: ululati di lupi!  Quell’ululato mi chiamò, mi catturò, e sospetto che non mi lascerà mai più. Appena qualche ora prima, tornavamo da un’escursione organizzata da un’associazione di naturalisti.

Ci eravamo incontrati al tramonto e avevamo iniziato la salita lungo i pendii del Monte Velino, quella piramide imponente che tante volte avevo ammirato durante gli anni che ho vissuto a Roma. Avevo cercato di unirmi all’escursione senza aspettative, ma non era stato facile: eravamo lì per cercare i lupi, e la remota possibilità di incontrarli era già di per sé un’emozione.

Purtroppo, non li avevamo visti, e sapevo che alcuni partecipanti erano tornati da quell’escursione pensando di non essere stati fortunati, ma io sapevo di esserlo stata, perché avevo avvertito il fremito di una passione nascente.

La mia prima fatta di lupo. In quella gita imparai un’infinità di cose: i lupi usato i sentieri creati dagli esseri umani perché sono anche per loro i percorsi più semplici da attraversare. A sinistra, un escremento che, per forma, posizione e contenuto – peli di mammifero – indica la compatibilità con il lupo. A destra, un escremento di volpe. Entrambi avevano marcato un grosso sasso sul sentiero. Questa è stata la prima di tante cacche nella galleria del mio cellulare.
La mia prima fatta di lupo. In quella gita imparai un’infinità di cose: i lupi usato i sentieri creati dagli esseri umani perché sono anche per loro i percorsi più semplici da attraversare. A sinistra, un escremento che, per forma, posizione e contenuto – peli di mammifero – indica la compatibilità con il lupo. A destra, un escremento di volpe. Entrambi avevano marcato un grosso sasso sul sentiero. Questa è stata la prima di tante cacche nella galleria del mio cellulare.

La mia prima fatta di lupo. In quella gita imparai un’infinità di cose: i lupi usato i sentieri creati dagli esseri umani perché sono anche per loro i percorsi più semplici da attraversare. A sinistra, un escremento che, per forma, posizione e contenuto – peli di mammifero – indica la compatibilità con il lupo. A destra, un escremento di volpe. Entrambi avevano marcato un grosso sasso sul sentiero. Questa è stata la prima di tante cacche nella galleria del mio cellulare.

ululato catturo Irene Ayuso Jimeno

Sin da bambina ho avuto due grandi passioni: la biologia e risolvere misteri. Forse è per questo che ho deciso di dedicare la mia vita alla ricerca. Mi chiamo Irene e sono una ricercatrice. Più precisamente, sono una neuroetologa.

Negli ultimi anni ho passato tante ore tra le quattro mura di un laboratorio, cercando di capire il cervello: quel misterioso organo che trasforma le informazioni sensoriali in movimento. In particolare, cerco di capire come, grazie al nostro cervello, noi animali interagiamo con l’ambiente e con gli altri membri della stessa specie attraverso il comportamento.

Con queste premesse, chi legge queste parole può immaginare cosa si scatenò in me nelle settimane che seguirono quella notte d’estate: un’intensa ricerca folle di informazioni nei più svariati formati: articoli, blog, post sui social, fotografie e testimonianze. I lupi, creature elusivi, mi sembrarono sempre più vicini. La fascinazione e l’attesa di un incontro si facevano più forti, come un seme che germoglia.

La carcassa sullo sterrato in fondo alla valle. Quel giorno imparai altre due cose molto importanti: i grifoni segnano la strada nel cielo, e trovare una carcassa è una fortuna enorme.
La carcassa sullo sterrato in fondo alla valle. Quel giorno imparai altre due cose molto importanti: i grifoni segnano la strada nel cielo, e trovare una carcassa è una fortuna enorme.

La carcassa sullo sterrato in fondo alla valle. Quel giorno imparai altre due cose molto importanti: i grifoni segnano la strada nel cielo, e trovare una carcassa è una fortuna enorme.

Una cerva, una lupa e un’umana

Nel laboratorio di biologia è cosa comune che gli esperimenti falliscano, e solo la perseveranza e, diciamolo, la fortuna, conducono a buoni risultati. Un’altra verità della scienza è che molte scoperte sono inattese, e spesso sono proprio le sorprese a tracciare percorsi nuovi verso l’intuizione finale. So di camminare i primi passi su questo sentiero lupesco, ma credo di aver già capito qualcosa di importante: perseveranza, intuizione e fortuna sono essenziali anche in questa vicenda.

Pochi mesi dopo, la fortuna tornò a bussare. Avevo appena subito un’operazione importante che mi aveva lasciata zoppicante per mesi, e quei giorni erano i primi in cui, a tratti, potevo lasciare le stampelle. Ero fragile ma mi sentivo felice come mai: sola, nel mezzo delle montagne, con il mio binocolo tra le mani, assorbivo ogni ombra che attraversava i versanti di quelle montagne che amo.

Respirai quell’aria gelida come fosse fatta di libertà. Alzai lo sguardo e uno, due, cinque, dieci… cinquantaquattro grifoni si levarono in volo dal fondo della valle! Non avevo capito subito il significato di quella scena, ma la mia intuizione mi indicò chiaramente la strada.

Qualche ora più tardi, mi trovai sul sentiero in fondo alla valle, davanti a una pozza di sangue secca e ai resti consumati di una cerva che probabilmente aveva sfamato quei grifoni. Mi allontanai sufficentemente per non creare disturbi agli animali e mi nascosi, con visuale libera sulla carcassa della cerva.

La lupa che mi guardò per alcuni eterni secondi
La lupa che mi guardò per alcuni eterni secondi

Faceva molto freddo. Il mio cuore batteva forte. Non ero pienamente consapevole delle mie azioni, ma l’istinto mi diceva che stavo facendo esattamente ciò che dovevo fare. In quei minuti d’attesa, mi sentii più mammifera e meno umana. Posai i binocoli, mi voltai… e fui presa da un’emozione travolgente: a pochi metri da me, una giovane lupa, con la coda tra le gambe, mi fissava dritta negli occhi. Io ero più interessante della carcassa. Suppongo che, per lei, sopravvivere fosse più urgente che mangiare.

Controllando ogni movimento per non spaventarla, presi la macchina fotografica e, mentre le lacrime bagnavano il visore, catturai quello sguardo che, nella pellicola e nella memoria, resterà con me per sempre. Quella fotografia è per me il ricordo prezioso dell’incontro che mi catapultò verso un nuovo livello di connessione con la natura. Sono passati diversi mesi da quel primo incontro ravvicinato con quella giovane lupa, e la mia passione per questi affascinanti animali è cresciuta di più ogni giorno che è passato. Da allora, ogni volta che ho avuto la gran fortuna di vedere un lupo, o di apprendere un nuovo dettaglio sul suo comportamento, quella stessa tachicardia è sempre tornata a farsi sentire.

Guardando al futuro: lupi iberici e italici

Scommetto che se quel giorno non fossi stata protetta all’interno di una macchina, avrei provato paura in modo istintivo, proprio come la lupa con la coda tra le gambe. Non è comune, per una Homo sapiens sapiens occidentale, incontrare un altro predatore apicale. Nei cervelli di tutti i vertebrati esistono circuiti ancestrali che ci aiutano a fuggire dai predatori: a questi circuiti e comportamenti dedicai l’intero mio dottorato! La mia riflessione intuitiva è questa: potrebbe essere proprio quell’architettura cerebrale così antica la base dell’istintiva paura, e talvolta odio, che molti provano verso il lupo? Ma l’essere umano non è solo istinto.

Abbiamo una delle cortecce cerebrali più evolute del regno animale, e una delle sue funzioni principali è proprio il controllo degli istinti. Credo fermamente che noi umani abbiamo il dovere di prendere decisioni basate sulla scienza, non sulle emozioni, quando si tratta di politiche pubbliche. La mia recente passione per i lupi è sbocciata in un contesto politico che mi rattrista.

Quest’anno, l’Unione Europea ha reso più flessibile la normativa per permettere una gestione adattiva del lupo. Di seguito, la Spagna, il mio paese natale, ha approvato a inizio anno una legge che ne consente la caccia del lupo con la giustificazione dell’evvitazione dello spreco alimentare causato dagli adatti agli allevamenti di bestiame. Di consequenza, da questa primavera, decine di lupi sono stati abbatuti e continuano ad esserlo, anche durante la stagione riproduttiva. Queste morti si aggiungono a tante altre causate indirettamente dall’uomo per investimento e bracconaggio, che creano un’ulteriore minaccia per lo stato di conservazione dei lupi in Spagna, che è stato ritenuto sfavorevole nell’ultimo censimento della specie pubblicato a giugno 2025.

In più, diversi studi scientifici hanno dimostrato che la frammentazione dei branchi dopo l’abbatimento di individui aumenta gli attacchi al bestiame, dimostrando la mancanza di solide evidenze scientifiche che hanno giustificato questo cambiamento normativo. L’Italia ha protetto i lupi rigorosamente finché, recentemente, seguendo i passi della Spagna, ha permesso la caccia di questi animali. I primi lupi sono già stati abbatuti e, anche se lo stato di conservazione del lupo è nettamente migliore in Italia che in Spagna, i lupi rimangono ancora in una situazione molto delicata in tanti dei propi territori.

La mia speranza è che progetti scientifici e di citizen science possano continuare a generare conoscenze utili sui lupi e sulla loro interazione con gli ecosistemi, di cui anche noi umani facciamo parte. Il mio desiderio è che chi ama i lupi lo faccia in modo etico e consapevole, e che si continui a diffondere una corretta conoscenza della specie, specialmente tra coloro che vivono le maggiori difficoltà nella convivenza. Il mio recente incontro con i lupi mi ha riempita di emozioni e di speranza per una convivenza migliore tra la nostra specie e gli ecosistemi che ci accolgono. Mi unisco all’ululato invitando a riflettere, imparare e impegnarci per un futuro di convivenza in questo nostro mondo.

Autore

Irene Ayuso Jimeno

In collaborazione con Terra Magazine

https://www.storiedilupi.com

https://www.seventile.it

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